venerdì 29 maggio 2015

Le cause della guerra


La crisi, che prima ha corroso e poi devastato il debole impianto economico jugoslavo, ha preso le mosse agli inizi degli anni settanta. Il Pil è comincato a crescere a ritmi ridotti e di pari passo sono andati gli investimenti e il saggio di produttività sia nell'industria che nell'agricoltura. Dal 1980 in avanti il Pil è diminuito mediamente dell' l % all'anno. Il debito estero è salito vertiginosamente sino a rappresentare un fardello insopportabile. Le quattro misure prese negli inizi del 1990  non hanno sortito effetti positivi per l'economia nazionale in inarrestabile discesa verso il collasso totale, ma si sono incaricate di esasperare le tensioni sociali e inter repubblicane. Contro il blocco dei salari, centinaia di migliaia di lavoratori sono scesi nelle piazze su tutto il territorio nazionale. Nel solo 1989 si sono registrati 1700 scioperi nel settore industriale. Nelle zone più depresse, come il Kossovo, la Macedonia e l'Erzegovina, disoccupati e agricoltori hanno inscenato violente manifestazioni che hanno costretto il governo centrale di Belgrado a intervenire con la forza pubblica e l'esercito. Le borghesie di stato repubblicane hanno incominciato a pensare che, uscire dalla federazione jugoslava, tagliare ogni rapporto con Belgrado, non solo faceva risparmiare a loro notevoli quantità di capitale finanziario che si sarebbe potuto investire produttivamente invece che scomparire nelle casse del governo federale, ma sarebbe stata la condizione per uscire definitivamente dalle gabbie dell’ economia di piano e il mezzo più celere per agganciarsi alle economie dell'Europa occidentale.

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