Le cause della guerra
La crisi, che prima ha corroso e poi
devastato il debole impianto economico jugoslavo, ha preso le mosse agli inizi
degli anni settanta. Il Pil è comincato a crescere a ritmi ridotti e di pari
passo sono andati gli investimenti e il saggio di produttività sia
nell'industria che nell'agricoltura. Dal 1980 in avanti il Pil è diminuito
mediamente dell' l % all'anno. Il debito estero è salito vertiginosamente sino
a rappresentare un fardello insopportabile. Le
quattro misure prese negli inizi del 1990 non hanno sortito effetti positivi per l'economia nazionale
in inarrestabile discesa verso il collasso totale, ma si sono incaricate di
esasperare le tensioni sociali e inter repubblicane. Contro il blocco dei
salari, centinaia di migliaia di lavoratori sono scesi nelle piazze su tutto il
territorio nazionale. Nel solo 1989 si sono registrati 1700 scioperi nel
settore industriale. Nelle zone più depresse, come il Kossovo, la Macedonia e
l'Erzegovina, disoccupati e agricoltori hanno inscenato violente manifestazioni
che hanno costretto il governo centrale di Belgrado a intervenire con la forza
pubblica e l'esercito. Le borghesie di stato repubblicane hanno incominciato a
pensare che, uscire dalla federazione jugoslava, tagliare ogni rapporto con
Belgrado, non solo faceva risparmiare a loro notevoli quantità di capitale
finanziario che si sarebbe potuto investire produttivamente invece che
scomparire nelle casse del governo federale, ma sarebbe stata la condizione per
uscire definitivamente dalle gabbie dell’ economia di piano e il mezzo più
celere per agganciarsi alle economie dell'Europa occidentale.
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